Il 2023 è un anno di transizione tra la fase di eccezionale recupero post-pandemico e un futuro incerto nel quale la crescita economica è tutta da costruire. Così l’Ufficio Studi Confcommercio nella “Nota sulle economie regionali” (qui il documento in pdf) diffusa in occasione dell’Assemblea Generale della Confederazione. Ma se Pil e consumi cresceranno rispettivamente dell’1,2% e dell’1% a livello nazionale (nel 2024 dell’1,3% e dell’1,1%), usando la lente di ingrandimento si copre che il prodotto interno lordo del Mezzogiorno crescerà quasi tre volte meno rispetto al Nord (+0,5% contro +1,4%) e che ci saranno regioni a crescita zero Calabria e Sardegna rispetto al +1,7% della Lombardia. Si acuisce, insomma, il divario Nord-Sud, anche per effetto del calo demografico che a fine anno vedrà la popolazione italiana ridursi di quasi un milione di persone rispetto al 2019, la metà solo nel Mezzogiorno. Un calo notevole, che diventa ancora più importante si si prendono in considerazione gli ultimi 28 anni: rispetto al 1995 si contano oltre 900mila residenti in meno, con Molise, Calabria e Basilicata che hanno perso tra l’11 e il 12% della popolazione.
Al Sud, e non è certo una novità, si concentra anche la situazione più complicata per quanto riguarda l’occupazione. Il Mezzogiorno, secondo la ricerca, è l’unica area dove tra il 1996 e il 2023 è diminuito il numero di lavoratori. A quasi trenta anni di distanza, a fronte di una media nazionale del +6,5%, il Sud fa segnare un calo dell’1,7% contro il +13,1% del Centro, il +11,6% del Nord-Est e il +6,9% del Nord-Ovest. Le ultime due posizioni della “classifica” non a caso sono occupate da Calabria (-7,2%) e Campania (-5,2%), con all’opposto Lazio (+19%) e Trentino Alto Adige (+18,7%). Il calo occupazionale non può non far sentire il suo effetto sul Pil italiano, con il contributo del Sud che, sempre tra il 1995 e il 2023, è diminuito dal 24,1% al 21,7%.
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Dulcis in fundo, il Sud è però l’area in cui le imprese dei servizi di mercato mostrano maggiore vitalità, con una crescita del 6,2% rispetto al 2012. In generale, l’Ufficio Studi evidenzia che il processo di terziarizzazione della nostra economia continua: le imprese che Confcommercio rappresenta hanno sfiorato i 2,8 milioni nel primo trimestre di quest’anno (il 54,8% del totale, record storico) e tra il 2012 e il 2023 sono cresciute complessivamente del 2,5% a fronte del calo del 2,6% del numero di imprese attive in tutti i settori economici.